Passiamo ora ad analizzare un’altra ambito di sui si occupa la geopolitica, cioè l’economia, anche perché senza denaro non si esercita nessun potere.
Uno stato senza economia non può sussistere, tuttavia è con gli imperi che si determinano le economie mondiali.
A scanso di equivoci diciamo fin da subito che l’economia da sola non determina la geopolitica, semmai il contrario. La geoeconomia si esplica in virtù della geopolitica e non in maniera autonoma. L’esempio più eclatante è rappresentato dal fenomeno della globalizzazione.
Nella storia moderna abbiamo assistito a una prima globalizzazione dei commerci avvenuta nel periodo dell’impero britannico (1815-1914). Poi c’è stata la seconda globalizzazione che ha coinciso con il sorpasso geopolitico ed economico dell’America sull’Inghilterra. Questa globalizzazione a più fasi è stata l’espressione dell’egemonia USA, che dal Novecento ha raggiunto il suo apice nel “momento unipolare” seguito al crollo dell’Unione Sovietica nel 1989-91. Infatti nel periodo di relativa pax americana fra 1991 e 2021 gli USA sono stati l’impero dominante geopolitico e quindi geoeconomico. Questa globalizzazione dura ancora oggi e non a caso la moneta di scambio mondiale è tuttora il dollaro.
Tuttavia con il 24 febbraio 2022, cioè con l’inizio della guerra in Ucraina, assistiamo a un processo di “sgonfiamento” di questa egemonia americana, sia da un punto di vista geopolitico che economico. Questo processo è dovuto soprattutto a problemi interni dell’America: la massima espressione di tale debolezza è accaduta il 6 gennaio 2021 con l’assalto a Capitol Hill, il campidoglio degli USA. Le numerosissime immagini sono state viste in tutto il mondo e hanno mostrato agli antagonisti degli USA che potevano avere margini per insidiare il suo potere geopolitico ed economico: prima fra tutti la Cina.
Questa nuova fase viene chiamata “deglobalizzazione”. Al di là degli slogan vi suggerisco di leggere il libro di Fabrizio Maronta che delinea ciò che è la globalizzazione evidenziandone le caratteristiche e contraddizioni, e soprattutto cosa sta avvenendo nell’economia globale con uno sguardo geopolitico.
Ovviamente è molto complicato districare i fili della globalizzazione: infatti gli USA hanno aumentato i livelli protezionistici nelle loro zone d’influenza, Europa per prima, sanzionando i prodotti non americani in settori considerati più sensibili come i chip, l’intelligenza artificiale e la tecnologia avanzata. Altra arma, usata ad esempio nella guerra in Ucraina, è quella di escludere la Russia dal sistema swift americano dei pagamenti elettronici, dominati dalle americane Visa, Mastercard e American Express. Tuttavia in alcune parti del mondo si comincia a usare altre monete di scambio accanto al dollaro, come lo yuan cinese e il rublo russo.
Un ottimo esempio di questa nuova tendenza è rappresentata da ciò che sta accadendo nel mondo arabo. Il connubio fra dollari americani e il petrolio arabo, i petrodollari appunto, sono stati la chiave vincente per la globalizzazione. Eppure dalla guerra in Ucraina nel golfo arabo si scambiano alcuni progetti specifici con gli yuan e i rubli; addirittura per i progetti più avanzati si usano le cripto come moneta neutra, proprio perché in futuro non si sa chi vincerà questa battaglia di supremazia globale. Per capire questo nuovo fenomeno di dedollarizzazione ci aiuta di nuovo la geopolitica: spiega come il connubio fra Arabia Saudita e USA, quindi fra petrolio e dollaro, non è più indissolubile come prima.
A proposito dei cambiamenti in atto nel mondo arabo, vi consiglio il libro sulle monarchie arabe del golfo di Cinzia Bianco e Matteo Legrenzi, che spiega nel dettaglio i mutamenti nelle 6 monarchie (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Kuwait, Oman) avvenuti dopo le primavere arabe del 2011.
Avevate mai pensato che i cambiamenti geopolitici stanno anche cambiando l’economia globale?