20 – L’ecologia come fattore di disordine

Abbiamo visto come la natalità è un elemento di squilibrio mondiale. Ora analizziamo come anche l’ecologia è un fattore di disordine fra le Nazioni.

I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. L’attivista Greta Thumberg e il movimento ambientalista Fridays For Future ha posto la questione ai più alti livelli delle organizzazioni mondiali, riuscendo a ottenere discreti miglioramenti a proposito dell’utilizzo di energie rinnovabili al posto di quelle fossili che inquinano: ma la situazione rimane ancora troppo grave. Dopo l’epidemia del Codid19 diffuso nel 2020 e il periodo di guerre iniziato nel 2022 il tema ecologico ha perso attenzione a livello globale.

Ma se i cambiamenti climatici sono l’emergenza più importante del pianeta, perché non si riesce a prendere decisioni più lungimiranti e decisive per risolvere i problemi?

La questione ecologica è un argomento divisivo in molte zone del mondo e le motivazioni sono geopolitiche ed economiche. Il peggioramento delle condizioni climatiche ha conseguenze soprattutto sulle condizioni dell’acqua, sia quella potabile sia nei mari. L’aumento della temperatura dovuta all’emissione di sostanze inquinanti nell’aria, e l’inquinamento delle acque e dei terreni con materiali non riciclabili come la plastica, stanno via via modificando i territori e i mari. Basta cercare su internet “inquinamento marino” e troviamo immagini sconvolgenti.

Quest’anno 2024 la data in cui abbiamo già utilizzato le risorse mondiali a disposizione è stata il 31 luglio: vuol dire che dal 1° agosto stiamo sfruttando la Terra più del dovuto. Questo indice è in pericoloso peggioramento.

La biodiversità delle piante e degli animali in diverse parti del mondo è in pericolo: basta notare come l’aumento della temperature del mar Mediterraneo sta modificando progressivamente la flora e la fauna marina a discapito dell’equilibrio che c’era ad esempio 50 anni fa.

I cambiamenti climatici da un punto di vista geopolitico non sono visti allo stesso modo dagli Stati, e questo non solo dalle Nazioni che ottengono grandi benefici economici a estrarre e vendere petrolio e gas. Diciamo che in generale i Paesi che stanno emergendo o che sono già potenze globali vogliono continuare a sfruttare l’utilizzo del fossile perché è più conveniente rispetto a transare la loro economia verso quella verde. Eppure non è solo una questione di business.

Vi faccio due esempli molto significativi a riguardo: l’India e la Russia.

In India l’innalzamento dei mari per lo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico e l’aumento della loro temperatura, crea grandi scompensi soprattutto sulla creazione dei monsoni, i forti venti che soffiano lì tutto l’anno, indispensabili per l’agricoltura del paese più popoloso al mondo. I cambiamenti climatici creano gravi scompensi agli indiani, i quali però lamentano come la loro economia sia rallentata perché non possono sfruttare le risorse fossili come ha fatto ad esempio l’Europa nel periodo dell’industrializzazione. L’India quindi pur avvertendo sempre più urgente il problema ecologico, non è ancora in linea con le proposte occidentali sui rimendi.

Lo scioglimento dei ghiacciai è visto invece positivamente dalla Russia, che vuole sfruttare l’Artico come via di transito commerciale e creare basi anche militari nel periodo fra il 2025 e 2040. Massimizzare le datate infrastrutture sovietiche e costruirne di nuove sugli oltre 300.000 chilometri quadrati di terra emersa, permetterebbe alla Russia di trarre enormi benefici non solo economici. La Russia continuando a governare l’Artico può mantenere un livello soddisfacente sia economico che come potenza globale. Tutto questo ai danni prima di tutto della Cina che è da sempre interessata all’accesso al nord, per motivi geopolitici e di business. Ma le cose stanno cambiando con la guerra in Ucraina.

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici che avete notato in Italia di recente?

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