32 – Codici interpretativi

Un negoziato geopolitico non è niente altro che la continuazione della guerra con altri mezzi, o meglio la conclusione della guerra e la trattativa al tavolo con gli attori che devono decidere i confini e gli ambiti fra le parti.

Il negoziato geopolitico più veloce della storia si svolse probabilmente il 9 ottobre 1944 al Cremlino, quando Stalin ricevette Churcill per cominciare a discutere di assetti post bellici, come descritto da Churcill nel suo libro sulla Seconda Guerra Mondiale. Le sfere d’influenza non sono nient’altro che la suddivisione geopolitica basata sulle aree in cui un attore (Stato) gioca un ruolo preminente su una zona, e di come questa zona deve rapportarsi con l’altra parte.

Vi riporto il documento che evidenzia la spartizione proposta da Churcill a Stalin e da lui accettata con un segno di penna blu (quella “V” in alto a destra). Vi sottolineo come la Yugoslavia era spartita 50 e 50 fra Russia e Occidente, quindi la visione ideologica fra comunismo e liberalismo non corrisponde con la realtà geopolitica, perché in caso di conflitto fra Est (Russia) e Ovest (Nato) la Yugoslavia sarebbe stato un territorio conteso che la Russia avrebbe dovuto conquistare, impresa molto difficile come si è visto nella Guerra dei Balcani 1996-99.

Per quanto riguarda il negoziato geopolitico ci sono diversi elementi o regole base che si devono sapere, ma la cosa più importante da tenere sempre presente e che non ci sono valori universali: cioè la mia cultura, la mia storia, la mia lingua, il mio modo di vedere le cose e il mondo, possono non essere considerati allo stesso modo da chi ho di fronte.

Nella realtà dei fatti la storia di ciascuna parte, la cultura, la lingua e così via, sono tutti elementi che cambiano il valore delle poste in gioco a seconda degli attori coinvolti. Per capirci non è importante quanta terra mantengo o conquisto alla fine del conflitto, ma quale terra e perché proprio quella dal mio punto di vista, solo per fare un esempio geografico. Ma ovviamente le poste in gioco sono di diversa natura.

Non c’è mai un punto di vista universale, spesso invece c’è chi si intesta un punto di vista universale, come fanno spesso gli americani. Mentre la condivisione degli stessi interessi, o come i cinesi amano chiamare la soluzione “win win”, è una soluzione fasulla, perché c’è sempre chi nella trattativa ottiene più dell’altro e che quindi vince qualcosa di più dell’altro.

Anche per questo motivo più in generale non è realizzabile una suddivisione equa del mondo come amano proporre il gruppo dei Brics, e non solo perché i valori degli Stati del G7 sono omogenei mentre il gruppo del Sud Globale è molto eterogeneo e con obiettivi contrastanti. L’idea stessa di più potenze di pari livello che si spartiscono equamente il mondo non è mai accaduto nella storia perché c’è sempre stata una potenza egemone, che può essere sempre scalzata. In questa fase storica la questione per molti Stati soprattutto più piccoli è capire da che parte stare, per poi accettare le conseguenze in tutti gli ambiti alla fine di questa partita globale.

Per un negoziato bisogna avere un prenegoziato interno al proprio Stato e simulare non ciò che vogliamo, ma ciò che possiamo volere per prestabilire le possibili linee rosse di entrambe le parti. Inoltre molto spesso le poste in gioco simboliche sono quelle decisive, perché in ogni negoziato la cosa che conta di più è che devi uscirne potendo dire che hai salvato la faccia, e possibilmente che hai contribuito a salvare la faccia del tuo interlocutore. Se questo non avviene il negoziato fallisce e si ricomincia da capo, o con la guerra.

Il problema è che oggi i negoziati avvengono con interviste tv il che ostacola la trattativa, o dimostra che siamo ancora al punto di partenza.

Quali difficoltà hai durante una tua trattativa di qualsiasi natura sia?

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