Per capire la geopolitica è fondamentale avere uno sguardo attento alla geografia: d’altronde non esiste la storia senza la geografia.
Per questo oggi voglio concentrarmi su un libro considerato fondamentale per chi vuole conoscere la geopolitica: “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall del 2017.

L’autore suddivide il mondo in 10 parti analizzandone la geografia: afferma che se un territorio ha una struttura geografica favorevole è destinato a diventare e restare una potenza. Chi invece ha una geografia sfavorevole, ad esempio con terreni montuosi, senza fiumi o mari, con deserti o ghiacci, e non protetti, ecco che invece non solo è destinato a non primeggiare, ma ad appoggiarsi ai vicini per scambiare possibilmente le risorse, o addirittura essere assoggettati al potente di turno.
La storia degli imperi ricalca proprio questo destino che sembrano avere alcune terre con le loro popolazioni. Tuttavia con l’evoluzione tecnologica molti aspetti considerati negativi vengono superati grazie alle ricchezze: avere terre rare da estrarre e vendere, quei metalli tanto importanti per la costruzione di chip e data center, sono proprio l’esempio di come si può superare le difficoltà che impone la geografia.

Già dalla suddivisione delle aree geografiche e dalla loro descrizione, Tim Marshall spiega la storia dei territori. Ecco una sintesi.
Nel celebre commento di Churchill, la Russia “è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma”. E poi però aggiunge: “ma forse c’è una chiave: è l’interesse nazionale russo”. E in effetti se vediamo la vastità di quella terra, la più grande nazione del mondo, possiamo solo provare a immaginare come deve essere difficile ancora oggi governare tutte le popolazioni che vi abitano.
La Cina si è creata e imposta nei millenni solo dopo lunghe guerre di dinastie fra tutti i popoli che la abitano. Ancora oggi il controllo di una popolazione di quasi un miliardo e 400 milioni di persone è l’obiettivo principale del partito comunista cinese.
Gli Stati Uniti, dopo che sono riusciti a federarsi e a darsi una costituzione, hanno realizzato un territorio che a nord ha il Canada, un paese amico, a sud il Messico, che riesce a gestire, e ai lati i mari. Come disse il cancelliere prussiano Otto von Bismarck: “Dio ha particolarmente a cuore gli ubriachi, i bambini e gli Stati Uniti d’America”.
Nel bene o nel male il mondo moderno nasce dall’Europa, dove il passato è ovunque, un continente cosparso di ricordi. Si può anche considerarla come la punta più a ovest del continente asiatico. Ma come disse scherzosamente Henry Kissinger, “se voglio chiamare al telefono l’Europa, chi devo contattare?”. Parole profetiche se pensiamo a quello che sta succedendo in questi giorni.
Un continente invece sfortunato da un punto di vista geografico è sicuramente l’Africa. Eppure le cose stanno cambiando anche rapidamente, soprattutto se guardiamo alle previsioni future e non solo in termini di aumento demografico.
Poi c’è tutta la zona definita da noi occidentali come Medio Oriente. Oltre al petrolio e al gas delle monarchie arabe del golfo, racchiude anche gli eredi di due imperi molto antichi: gli ottomani, antenati della Turchia, e i persiani, antenati dell’Iran.
Subito dopo ci sono l’India e il Pakistan che vanno analizzati insieme. L’india è un subcontinente di nazionalità e di conflitti mai sedati.
Ecco poi le due Coree e il Giappone, che fanno parte dell’Indo Pacifico e che subiscono per primi il conflitto egemonico fra USA e Cina.
L’America Latina dal 1823 con la dottrina Monroe divenne il “terreno esclusivo” degli Stati Uniti che avevano cacciato tutti gli europei da quelle zone. Però le cose stanno cambiando con l’arrivo dei cinesi anche in quelle coste.
Infine c’è l’Artide di cui abbiamo già parlato: forse il luogo geografico che oggi fa più gola in prospettiva futura.

Se guardate ora i vostri atlanti, vi è più chiaro perché proprio in certe zone sono nati gli imperi?