42 – La transizione egemonica

Dopo aver cercato di chiarire cosa nel profondo significa ordine e caos in geopolitica, affrontiamo quello che sta accadendo proprio in questo periodo, cioè la transizione egemonica sostanzialmente dell’America.

Stavolta non faccio iniziare questo periodo che viviamo con l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 ma da un po’ prima, cioè da quando Fabrizio Maronta comincia a far ricadere il periodo della deglobalizzazione e quindi a 15 anni, cioè orientativamente dal 2010. Mentre da un punto di vista puramente geopolitico i due fatti che più imbarazzano gli USA mostrandone la sua evidente difficoltà sono: il 6 gennaio 2021 con l’assalto a Capitol Hill fomentato dall’attuale Presidente Trump, e il successivo ritiro disordinato delle forze armate Usa dall’Afghanistan nell’agosto 2021, pensato da Obama e Trump ma attuato da Biden.

L’Impero americano (vedi prima cartina sopra di Limes) nasce nel 1945 con la vittoria sulla Germania nazista, e la domanda che dovremmo porci è: davvero stiamo assistendo alla caduta degli USA e quindi a uno stravolgimento globale degli equilibri fra potenze? Stiamo parlando di pochi anni di potere se confrontati con gli imperi precedenti, che escludendo l’Impero Romano sono stati principalmente: portoghese, spagnolo, britannico, olandese e francese. Stiamo davvero assistendo a una fine del dominio americano, addirittura con il ripensamento da parte dell’America di Trump a nuovi confini più limitati, rispetto alla sovra estensione alla Bill Clinton?

Di certo sorprende molto che non noi europei, ma gli americani stessi dicono di aver perso la guerra in Ucraina, che per Putin significa aver vinto contro l’Occidente. Infatti il premier russo distingue gli USA con cui vuole trattare, mentre disprezza l’Europa che continua a non rispettarlo ancor prima di ammettere che non può sconfiggerlo. Certo è più facile fare ammissioni da parte dell’America che è geograficamente lontana dall’Ucraina: tuttavia la presenza americana in Europa con tutte le basi Nato continua ad essere evidente, anche se proprio il governo Trump vuole ridurre anche questo aspetto.

La transizione egemonica si manifesta in due aspetti differenti, ma bisogna essere prudenti con le affermazioni quando le cose stanno accadendo. Da una parte gli USA si stanno autoriducendo, ripensando i confini e il modo di vedere se stessi e il resto del mondo, compreso il suo impero d’occidente. Dall’altro l’Europa che è un prodotto degli USA (vedi seconda cartina sopra di Limes) e si consolida con la guerra fredda e la globalizzazione, vedeva negli USA il suo punto di riferimento, ogni Stato a modo suo, mentre ora deve ripensarsi.

Molti però si erano adagiati su un dato di fatto: in Europa è vero che c’è un parlamento democraticamente eletto in modo proporzionale dai 27 Stati membri, ma chi comanda e detta l’agenda è sempre stato il Consiglio Europeo. Quindi hanno sempre comandato i 27 capi di Stato, ciascuno con i propri pesi e misure che non erano solo dipendenti dallo Stato da cui provenivano (differente sarà sempre l’Italia o la Germania rispetto a Malta o Cipro), ma anche dal peso di quel premier in quel preciso momento (il secondo mandato di Macron è sicuramente più debole del primo, nonostante l’atteggiamento ancora “imperialista” dello stesso leader). Senza poi considerare il peso politico dei principali partiti o forze politiche europee, indipendentemente dal fatto che le scorse elezioni del giugno 2024 abbiamo visto una presenza alla urne della metà degli europei aventi diritto (anche meno se pensiamo all’Italia).

Ultimo è il dato demografico: gli europei hanno un’età mediana di 43 anni, con punte di 48 come in Italia. Una popolazione anziana che si sta sempre più invecchiando e che assume sempre più i difetti dei vecchi come la difficoltà oggettiva a pensare al futuro se non in termini economicistici (sanità, pensioni, assistenza sociale). Una crisi d’identità a tutto tondo.

Come vedi l’America del futuro? E l’Europa?

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