Come abbiamo già detto chi si occupa di geopolitica prende in esame sicuramente la geografia degli stati, ma anche la storia di quei territori e quindi di quelle popolazioni.
Ora ci concentriamo sulla storia o meglio su quanto contano le storie dei paesi che vogliamo analizzare. Per questo vi suggerisco di aiutarvi con un buon manuale di storia contemporanea: molto utile è la “Storia contemporanea” di Lucio Caracciolo e Adriano Roccucci, edito da Le Monnier Università, perché spiega e racconta la storia dal 1756 al 2017 con una particolare attenzione alle implicazioni geopolitiche mondiali.
Il concetto principale che voglio affrontare è quale sia il compito della ricerca storica, che deve comprendere i processi storici e non diventare un tribunale.
La sua funzione è studiare l’interazione di soggetti diversi e non ricondurli all’azione “colpevole” di uno di essi: la visione della colpa presuppone l’idea di una dinamica storica conflittuale in cui vi sia sempre qualcuno che è dalla parte del giusto e chi invece è nel torto. Non esiste solo il paradigma colpevole-vittima, perché “…in realtà, seppure la questione del giudizio di responsabilità su un piano etico e politico ha ragione di essere, sul piano della conoscenza storica essa rischia di depistare la ricerca scientifica dall’esigenza primaria di conoscere e comprendere i fenomeni della storia, complessi e ingarbugliati” (citato pag. 285).
Un altro fondamentale concetto che può sembrare banale ma non lo è affatto è osservare sempre il punto di vista di chi scrive la storia.
Prendiamo ad esempio le tre guerre di indipendenza italiane nel periodo che è stato definito il Risorgimento. La storia scritta e studiata da noi italiani racconta degli sforzi che si sono fatti per lungo tempo per realizzare la costruzione di uno stato unico e indipendente come lo conosciamo oggi. Proprio per questo motivo le pagine raccontano della volontà e dei sacrifici di noi italiani, e di personaggi importanti come Giuseppe Mazzini, Camillo Cavour e Giuseppe Garibaldi.
Ma se leggiamo lo stesso periodo storico analizzato dagli austriaci, vedremo che quelle che noi chiamiamo guerre di indipendenza, loro le chiamano i moti insurrezionali delle regioni dell’ovest. Infatti dal loro punto di vista di questo si è trattato. Proprio per questo è importante sempre specificare di quale storia stiamo parlando. E proprio per questo il progetto politico di Europa è ancora in divenire: le storie degli stati europei ricordano i lunghi conflitti passati e quindi le reciproche diffidenze sono ancora in atto.
Da un punto di vista geopolitico mentre la geografia non cambia, la storia dei territori e la loro proprietà, le popolazioni che vi abitano e che ne determinano gli eventi, sono aspetti difficili da analizzare con obiettività. Non a caso le diverse propagande degli stati tendono a interpretare e ricostruire eventi storici a seconda dei propri obiettivi.
Quali altri esempi vi vengono in mente a tale proposito?