Per studiare la geopolitica è necessario analizzare quello che caratterizza uno Stato rispetto a un altro: dobbiamo perciò iniziare a dare uno sguardo a tutto ciò che creano le popolazioni dei territori che vogliamo esaminare.
Cominciamo dalla lingua che è la produzione principale di un popolo: la costruzione linguistica e le evoluzioni che con gli anni modificano termini e a volte perfino la grammatica, sono la testimonianza di come quel popolo pensa e dialoga. La “Filosofia del linguaggio” è la disciplina che studia proprio il linguaggio umano e i sistemi di comunicazione. Una lingua è prima di tutto pensata e costruita da un popolo, e le parole sono il prodotto di quel linguaggio: proprio per questo a volte alcuni termini sono considerati intraducibili.
La lingua di un popolo si manifesta nella letteratura che ne rappresenta la sua forma più popolare ma anche la più alta. La “Letteratura comparata” è la materia che si occupa dei rapporti tra le letterature delle diverse lingue: si basa sullo sforzo di conoscere l’altro attraverso la traduzione delle produzioni letterarie.
Se vogliamo studiare la Russia di oggi, come possiamo prescindere dalla loro lingua e dai loro scritti? Forse il modo più facile per comprendere il popolo russo è proprio iniziare a leggere la loro letteratura: “Guerra e pace” di Lev Tolstoj del 1867 è il romanzo più famoso che ancora oggi racconta bene il carattere russo.
L’esempio che ci riguarda sono “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, pubblicato nell’Ottocento in Lombardia quando era territorio austriaco, ma ambientato nel Seicento quando invece era di dominio spagnolo, scelta fatta dall’autore per evitare la censura. Come sappiamo la storia è tutta una metafora delle prepotenze che il popolo “italiano” subisce dai signori che li dominano, come avveniva durante il Risorgimento. Anche se la lingua è di quel periodo, tutti noi ricordiamo la famosa frase che i Bravi dicono al povero Don Abbondio, “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”. Quanta efficacia nel descrivere la prepotenza subita.
Per studiare l’Italia e gli italiani è quindi utilissimo leggere “I promessi sposi”, così da ritrovare la nostra storia e i nostri caratteri i quei personaggi.
Ma andiamo molto più avanti e prendiamo ad esempio “Il gattopardo”, il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa del 1958. È ambientato in Sicilia fra il 1860 e il 1910, dopo lo sbarco a Marsala della spedizione dei mille di Garibaldi. Il film del 1963 di Luchino Visconti che vinse il festival di Cannes è un vero capolavoro italiano. Anche qui tutti ricordiamo la famosa frase di Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina, quando dice: “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Quanto italianità c’è in questa frase, che spiega ciò che siamo forse più di tante discussioni sociologiche che ci riguardano.
Quali esempi di romanzi di altre lingue vi vengono in mente e che descrivono le caratteristiche di quei popoli?
Talvolta non è sufficiente rifarsi ad una cultura letteraria in quanto le forme espressive sono oggetto di un marcato mutamento dovuto al web ed alla novità rappresentata sia dall’interconnessione tra le persone che tra le applicazioni disponibili nel web stesso.