24 – La pace è finita

Ancora molti soprattutto in Italia stentano a crederci, ma dal 24 febbraio 2022, cioè con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, viviamo di nuovo in un mondo di guerra.

O meglio, i conflitti e le guerre c’erano sempre state, ma diciamo non in quella Europa che resta non volendo il centro geopolitico del mondo, ad eccezione di quando ci fu la guerra nei Balcani nel 1998-99. Infatti con il crollo del muro di Berlino il 9 novembre 1989, l’unificazione tedesca del 3 ottobre 1990, lo scioglimento del Patto di Varsavia il 1° luglio 1991 e con il “suicidio” dell’Unione Sovietica del 25 dicembre 1991, si era entrati in un periodo di “pace americana”. Non a caso il famoso politologo Francis Fukuyama profetizzò già nel 1989 la “fine della storia”, e quindi la vittoria degli USA e la progressiva diffusione della democrazia liberale e del capitalismo in tutti i paesi del pianeta.

Sappiamo che è stato bello vivere questi trent’anni di relativa pace, ma ormai la situazione è cambiata. Altri attori globali si stanno prepotentemente imponendo in tutti gli spazi possibili per contrastare il dominio dell’occidente, a cui facciamo parte anche noi europei e italiani. L’attacco di dimostranti a Capiton Hill del 6 gennaio 2021, il campidoglio americano, e il rocambolesco ritiro dell’esercito USA dall’Afghanistan nell’agosto dello stesso anno, hanno mostrato a tutto il mondo il cambio di passo della potenza dominante. Cina, Russia, Iran, Turchia, Corea del Nord e tutto il mondo hanno registrato questi atti come debolezza da parte degli USA, al punto che Putin decide di invadere l’Ucraina dopo pochi mesi. Questa è storia non sono opinioni, ed è il caso di farci i conti dopo 2 anni e mezzo.

A questo proposito vi suggerisco di leggere un libro del 2022 di Lucio Caracciolo, “La pace è finita”: è tutto incentrato su questo cambio di passo globale.

Tutto quello che è seguito da quel 24 febbraio 2022 non è niente altro che una conseguenza: ogni Stato ha reagito e sta reagendo a seconda di come adattarsi meglio alla nuova situazione, spesso nell’incredulità delle loro popolazioni.

Ricordo ancora la trasmissione televisiva di Enrico Mentana su La7 che per cento giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina intervistava tutti i giorni Dario Fabbri e altri esperti proprio per registrare il cambiamento geopolitico.

Parole che ricordavano solo i nostri nonni e bisnonni come guerra, armi, trincee, missili e perfino “la bomba”, sono entrate prepotentemente nelle nostre vite quotidiane.

Per meglio conoscere questo linguaggio e capirci di più di questo nuovo clima mondiale, vi suggerisco un libro comprensibile e divulgativo: “Le parole della guerra” dell’ufficiale Paolo Capitini e di Mirko Campochiari, fondatore di un think tank, un gruppo di specialisti di analisi geopolitica.

Dicendo questo voglio solo sfatare il mito che si può arrivare alla pace con i soli slogan: per arrivare a una tregua o a una pace bisogna lavorare tutti i giorni con pazienza, accettare la realtà e porsi obiettivi realistici. Non tutti vogliamo la pace e non sempre è possibile la pace che desideriamo: si tratta di stabilire le linee rosse ognuno per la sua parte, e poi costruire compromessi possibili. Che ci piaccia o no la pace non si fa invocandola, ma ognuno di noi deve fare la sua parte, prima di tutto non negando la realtà.

Giusto per darvi un’idea di come siamo messi a livello mondiale, vi mostro un grafico sulla spesa militare suddivisa nei diversi Stati: USA e Cina la fanno da padroni, ma come potete vedere non ci sono solo loro, e le intese fra il “mondo contro” l’occidente si stanno creando, purtroppo.

Secondo voi la guerra è diventato un argomento tabù in Italia?

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